Accurata e scrupolosa ricostruzione della vita avventurosa di Flora Tristan e dei tragici scenari storico-sociali nei quali con forza miracolosa, impegno irrevocabile e estenuante, riuscì a condurre tante battaglie sociali per far modificare parte delle leggi che regolavano le disumane condizioni di lavoro in cui versavano gran parte dei lavoratori d’Europa.
La ricerca ha richiesto all’autrice di documentarsi ampiamente e per anni, di analizzare, soprattutto, biografie, autobiografie, riviste, testi stranieri. Le ingiustizie subite, le ferite del pregiudizio, la vita di Flora, così travagliata, divennero una forza trascinante capace di trasformare le sue sofferenze in aperta e coraggiosa ribellione divenendo un simbolo di riscatto. Per tutta la vita fu penalizzata dal suo stato di figlia naturale, vittima di discriminazione, emarginazione dal contesto sociale in un’epoca di rigido conformismo, esclusa da ogni diritto patrimoniale (criteri aboliti progressivamente nel tempo e, definitivamente, per Legge, solo nel tardo Novecento).
Per quella sua posizione svantaggiata fu costretta dalla madre a sposarsi e a subire le violenze di un marito alcolista dal quale non poteva affrancarsi causa l’abolizione del divorzio, in Francia, regolamentato dal codice napoleonico, Pensatrice in anticipo sui tempi, la sua pervicace opposizione agli intrallazzi politici, il suo culto della verità, l’altruismo e l’amore verso il prossimo, anche dopo la sua morte hanno scosso le coscienze e determinato maggiore condivisione verso le lotte femminili che reclamavano un sistema paritario con l’uomo, anche di tipo professionale, solidarietà e rispetto per le istanze umane e attenzione alle vittime di oceaniche disparità, e al loro impietoso sfruttamento anche minorile. Autrice di libri e scritti d’inchiesta, con precisi réportages sul sociale in Europa, Flora progettò in modo ‘avveniristico’ strutture di ricovero e sostegno per ragazze madri, bambine e ragazze costrette a prostituirsi, disoccupati e malati (causa gli sforzi affrontati per un lavoro che non permetteva neppure di sfamarsi e quindi pensando a una giusta formula previdenziale).
Concepì la realizzazione di centri aperti ad accogliere i dimenticati, e contribuì significativamente a sviluppare un atteggiamento di maggiore rispetto verso le donne e le fasce umane più deboli. L’autrice ha voluto ricordare brevemente alcune rilevanti figure storiche fra cui Olympe de Gauges, Mary Wallstonecraf, a Anna Kuliscioff che contribuirono all’emancipazione femminile e alla questione del lavoro.
Flora Tristan si collega al socialismo moderno per aver concepito per prima un piano per l’organizzazione internazionale dei lavoratori cinque anni prima di Marx ed Engels – che la conobbero – fu lei a scrivere un Manifesto operaio (Union Ouvrières) – undici anni prima che fossero gettate le basi dell’internazionale, e precorre il Femminismo e le sue lotte.
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Accurata e scrupolosa ricostruzione della vita avventurosa di Flora Tristan e dei tragici scenari storico-sociali nei quali con forza miracolosa, impegno irrevocabile e estenuante, riuscì a condurre tante battaglie sociali per far modificare parte delle leggi che regolavano le disumane condizioni di lavoro in cui versavano gran parte dei lavoratori d’Europa.
La ricerca ha richiesto all’autrice di documentarsi ampiamente e per anni, di analizzare, soprattutto, biografie, autobiografie, riviste, testi stranieri. Le ingiustizie subite, le ferite del pregiudizio, la vita di Flora, così travagliata, divennero una forza trascinante capace di trasformare le sue sofferenze in aperta e coraggiosa ribellione divenendo un simbolo di riscatto. Per tutta la vita fu penalizzata dal suo stato di figlia naturale, vittima di discriminazione, emarginazione dal contesto sociale in un’epoca di rigido conformismo, esclusa da ogni diritto patrimoniale (criteri aboliti progressivamente nel tempo e, definitivamente, per Legge, solo nel tardo Novecento).
Per quella sua posizione svantaggiata fu costretta dalla madre a sposarsi e a subire le violenze di un marito alcolista dal quale non poteva affrancarsi causa l’abolizione del divorzio, in Francia, regolamentato dal codice napoleonico, Pensatrice in anticipo sui tempi, la sua pervicace opposizione agli intrallazzi politici, il suo culto della verità, l’altruismo e l’amore verso il prossimo, anche dopo la sua morte hanno scosso le coscienze e determinato maggiore condivisione verso le lotte femminili che reclamavano un sistema paritario con l’uomo, anche di tipo professionale, solidarietà e rispetto per le istanze umane e attenzione alle vittime di oceaniche disparità, e al loro impietoso sfruttamento anche minorile. Autrice di libri e scritti d’inchiesta, con precisi réportages sul sociale in Europa, Flora progettò in modo ‘avveniristico’ strutture di ricovero e sostegno per ragazze madri, bambine e ragazze costrette a prostituirsi, disoccupati e malati (causa gli sforzi affrontati per un lavoro che non permetteva neppure di sfamarsi e quindi pensando a una giusta formula previdenziale).
Concepì la realizzazione di centri aperti ad accogliere i dimenticati, e contribuì significativamente a sviluppare un atteggiamento di maggiore rispetto verso le donne e le fasce umane più deboli. L’autrice ha voluto ricordare brevemente alcune rilevanti figure storiche fra cui Olympe de Gauges, Mary Wallstonecraf, a Anna Kuliscioff che contribuirono all’emancipazione femminile e alla questione del lavoro.
Flora Tristan si collega al socialismo moderno per aver concepito per prima un piano per l’organizzazione internazionale dei lavoratori cinque anni prima di Marx ed Engels – che la conobbero – fu lei a scrivere un Manifesto operaio (Union Ouvrières) – undici anni prima che fossero gettate le basi dell’internazionale, e precorre il Femminismo e le sue lotte.
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