Scrive Michel Vovelle nella prefazione che questo libro “ci conduce in un affascinante percorso sul territorio della morte, delle sue rappresentazioni e pratiche che l’accompagnano, dell’immaginario che essa produce”, nell’Italia liberale, dall’irruzione della Rivoluzione francese oltre le Alpi all’assassinio di Matteotti, nel 1924. La costruzione della società laica, quale viviamo nella sua piena maturità, si forma prima di tutto nei territori della morte e dell’immortalità, dove l’etica individuale e collettiva viene affermata e sacralizzata nei rituali “metafisici” dei funerali laici.
Gesti, discorsi, grandiosi accompagni con musiche e bandiere, facevano da corredo al rifiuto del terrorismo intorno alla fine, praticato dalla pastorale della Chiesa, diffondendo un ideale di vita liberata dal pensiero del morire. L’immortalità laica era, dunque, un discorso intorno alla vita e sul “come” vivere. Lo Stato liberale prima, liberi pensatori, massoni, radicali, repubblicani e socialisti poi hanno imposto una cultura della resistenza alla morte attraverso l’igiene, la difesa dalle fatiche e dai pericoli.
La nostra sensibilità è infine venuta familiarizzandosi con l’idea della morte estetizzando l’io, come conferma l’odierno fenomeno della dispersione delle ceneri o degli auto-elogi funebri raccontati ai giornali.
20,00 €
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Scrive Michel Vovelle nella prefazione che questo libro “ci conduce in un affascinante percorso sul territorio della morte, delle sue rappresentazioni e pratiche che l’accompagnano, dell’immaginario che essa produce”, nell’Italia liberale, dall’irruzione della Rivoluzione francese oltre le Alpi all’assassinio di Matteotti, nel 1924. La costruzione della società laica, quale viviamo nella sua piena maturità, si forma prima di tutto nei territori della morte e dell’immortalità, dove l’etica individuale e collettiva viene affermata e sacralizzata nei rituali “metafisici” dei funerali laici.
Gesti, discorsi, grandiosi accompagni con musiche e bandiere, facevano da corredo al rifiuto del terrorismo intorno alla fine, praticato dalla pastorale della Chiesa, diffondendo un ideale di vita liberata dal pensiero del morire. L’immortalità laica era, dunque, un discorso intorno alla vita e sul “come” vivere. Lo Stato liberale prima, liberi pensatori, massoni, radicali, repubblicani e socialisti poi hanno imposto una cultura della resistenza alla morte attraverso l’igiene, la difesa dalle fatiche e dai pericoli.
La nostra sensibilità è infine venuta familiarizzandosi con l’idea della morte estetizzando l’io, come conferma l’odierno fenomeno della dispersione delle ceneri o degli auto-elogi funebri raccontati ai giornali.
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