Perché raccontare le novelle? La domanda è legittima e la risposta facile: perché divertono e perché lasciano la fantasia libera di esplorare regni incantati. Quelle che leggiamo in questo volume si rifanno alla tradizione ottocentesca toscana, quando venivano trascritte sotto dettatura di chi narrava, in un periodo in cui l’interesse per la cultura popolare era diffuso.

Naturalmente hanno subìto delle variazioni, a partire dal linguaggio, ma questo processo è sintomo della loro vitalità: ogni narratore lascia traccia anche involontaria del proprio modo di essere, e così è stato per questa pubblicazione. Ci raccontano di principi e principesse, ranocchie e contadine che fanno parte di un unico contesto, in cui gli avvenimenti si susseguono tra reale e irreale. Tutto è possibile, dalla dama che diviene colomba al bambino che vince l’orco, dal pecoraio che si ritrova re, alla fanciulla che esce dal forno.

La magia sta nel lasciarsi prendere, senza farsi troppe domande, per entrare in connessione con questo mondo fantastico e scoprirne la meraviglia.