Ciò che conferisce coerenza alle quattro sezioni del volume è la dinamica tra unità e molteplicità, sia che abbia per teatro la Sistina o innervi le Vite e i capitoli burleschi del Bronzino. Una volta sottratta alle altezze dialettiche del Fedro, quella che talvolta si pone come insanabile polarizzazione, talvolta possibile conciliazione tra estremi, è, in questo libro, ricondotta e applicata prima alla convulsa vicenda dell’Italia cinquecentesca e al suo rispecchiamento nelle vertiginose oscillazioni valutative dalla Torrentiniana alla Giuntina, poi alla distillazione dal teatro cosmogonico della Sistina di un’estetica tra Disegno e varietà – tra «unione e diversità» auspicherà Borghini – così come la si vede sceneggiata nello Studiolo di Francesco I, infine all’approdo radicalmente riduzionista di Bronzino poeta nel riportare le infinite, mutevoli parvenze della natura e dell’arte all’unica «materiaccia», a una «carne» a tutti comune. La finale riconsiderazione dell’opera letteraria del pittore giunge allora a interrompere armonie compositive che non si volevano troppo costruite e a suggerire un’altra esperienza, figurativa, letteraria e esistenziale, letteralmente stravagante seppur contigua per luoghi, tempi e relazioni personali alle vicende vasariane.
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Ciò che conferisce coerenza alle quattro sezioni del volume è la dinamica tra unità e molteplicità, sia che abbia per teatro la Sistina o innervi le Vite e i capitoli burleschi del Bronzino. Una volta sottratta alle altezze dialettiche del Fedro, quella che talvolta si pone come insanabile polarizzazione, talvolta possibile conciliazione tra estremi, è, in questo libro, ricondotta e applicata prima alla convulsa vicenda dell’Italia cinquecentesca e al suo rispecchiamento nelle vertiginose oscillazioni valutative dalla Torrentiniana alla Giuntina, poi alla distillazione dal teatro cosmogonico della Sistina di un’estetica tra Disegno e varietà – tra «unione e diversità» auspicherà Borghini – così come la si vede sceneggiata nello Studiolo di Francesco I, infine all’approdo radicalmente riduzionista di Bronzino poeta nel riportare le infinite, mutevoli parvenze della natura e dell’arte all’unica «materiaccia», a una «carne» a tutti comune. La finale riconsiderazione dell’opera letteraria del pittore giunge allora a interrompere armonie compositive che non si volevano troppo costruite e a suggerire un’altra esperienza, figurativa, letteraria e esistenziale, letteralmente stravagante seppur contigua per luoghi, tempi e relazioni personali alle vicende vasariane.
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