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A Firenze tutto parla di bellezza. Ma chi ascolta davvero?

Al quarto posto nella classifica delle città italiane con il maggior numero di presenze nelle strutture ricettive, secondo i dati ISTAT, si colloca Firenze, con il suo eterno fascino rinascimentale. Tuttavia, questo dato non suscita entusiasmo tra i suoi cittadini. Se da un lato testimonia l’indiscutibile attrattività della città, dall’altro segnala un fenomeno in crescita che oggi conosciamo come overtourism. Strade affollate, piazze invalicabili, valigie e code interminabili per visitare un museo o gustare la schiacciata più popolare: questo flusso incessante di visitatori oltre a mettere a dura prova l’infrastruttura urbana, sta trasformando la città in una sorta di vetrina di lusso, invitante per il turista economicamente benestante, ma invivibile per il residente.

Il fenomeno dell’overtourism gioca un ruolo cruciale nella relazione tra visitatori e residenti, generando una crescente tensione sociale. Lo racconta il neologismo “turismofobia”, che descrive l’avversione dei cittadini nei confronti del turismo di massa e delle sue conseguenze: dall’aumento degli affitti alla perdita dell’identità culturale, fino all’inquinamento acustico e al deterioramento delle realtà di quartiere. Questo sentimento riflette il disagio delle comunità locali di fronte a un turismo percepito come invasivo e poco rispettoso del tessuto urbano e sociale. A risentire in particolar modo degli effetti di una città-museo troviamo senza dubbio studenti e giovani residenti i quali si sentono esclusi da un’offerta culturale promossa e creata su misura del turista di passaggio. 

E se da un lato i musei al chiuso risultano poco invitanti, i monumenti e le opere all’aperto allontanano invece a causa dell’affollamento turistico. Zone calde come Piazza del Duomo o Ponte Vecchio vengono sempre più evitate dai giovani, limitando il passaggio allo stretto indispensabile e non senza un certo nervosismo. L’astio verso il visitatore in coda, intento a scattare la foto perfetta per i social intasando le vie, crea infatti un sentimento più forte della vista di Santa Maria del Fiore, dalla quale si ha la necessità di fuggire per ritrovare un passaggio più sgombero e poter recuperare il tempo di ritardo per raggiungere l’università o il lavoro creato dall’ingorgo pedonale.

Indagare e riflettere su come il turismo di massa abbia plasmato e trasformato l’offerta del patrimonio culturale è di fondamentale importanza per poter avvicinare nuovamente i giovani alla città in cui vivono, considerando inoltre che questa città attrae giovani da tutto il mondo, soprattutto grazie ai programmi di Erasmus o all’offerta formativa delle sue università. Apprezzata per la sua misura d’uomo, non troppo grande da perdersi, ma nemmeno troppo piccola da annoiarsi; confusionaria in centro, ma allo stesso tempo spostandosi di poco si può ritrovare (non solo in periferia) molta tranquillità tra i giardini, biblioteche, corti interne nascoste dei molti ex – conventi riconvertiti in spazi culturali, sociali, didattici.

Uno degli obiettivi di Firenze è cercare di dare più spazi dedicati alle nuove generazioni non solo per i molteplici svaghi giovanili, ma anche dove si possa arricchire il proprio bagaglio culturale, in cui coltivare creatività, conoscenza e curiosità. Un avvicinamento alla cultura letteraria, e uno solo, può essere visto non come un obbligo scolastico ma come forma di libertà. Perché leggere, conoscere, confrontarsi può aiutare a vivere la propria giovinezza in modo più sano, più consapevole, forse anche più romantico, affrontando le proprie turbe giovanili, paragonandosi a protagonisti di una storia che potrebbe benissimo essere scritta da un grande autore.

La sfida più importante che Firenze si trova ad affrontare oggi è proprio questa: offrire esperienze culturali che siano davvero coinvolgenti per le nuove generazioni, integrando la dimensione turistica con quella locale. Promuovere quartieri alternativi e meno turistici, come San Frediano o Campo di Marte, potrebbe essere un primo passo. Sono zone piene di piccole “chicche”: bar, librerie indipendenti, biblioteche e laboratori artigiani, capaci di restituire un’immagine più autentica e quotidiana della città.

Esistono già molte realtà che lavorano in questa direzione: workshop di ceramica, pittura, presentazioni di libri, talk, mostre e molto altro che mettono al centro l’esplorazione del contemporaneo. Difatti vengono organizzati molti eventi che mescolano tradizione e innovazione, come laboratori di artigianato con designer locali, magari in spazi riqualificati come ex fabbriche, teatri abbandonati o piazze che vengono trasformati in poli culturali. Occasioni preziose per conoscere da vicino associazioni, collettivi, designer e artigiani locali che, con piccoli gesti, portano avanti visioni nuove e stimolanti.

Creare luoghi di aggregazione pensati per i giovani, dove la cultura sia accessibile e vissuta come esperienza quotidiana, non come ornamento elitario, è il cuore di una visione di città più sana, dinamica e contemporanea. Una città che non si limita alla superficie delle notizie e del sapere, ma che invita a fermarsi, approfondire, condividere. Se ci fosse un interesse maggiore verso argomenti, libri, condivisioni, si attiverebbe la parte più profonda del nostro cervello, facendoci ricordare non solo quanto è bella Firenze, ma ci lascerebbe anche qualcosa di più. Inoltre, attraverso festival tematici (riguardanti musica, cinema, design), possono diventare strumenti potenti per costruire connessioni reali tra chi abita e chi attraversa Firenze. Esperienze che generano scambi culturali autentici, capaci di lasciare un segno, di ispirare, di fare rete. È così che il patrimonio storico della città può dialogare con il presente, diventando linfa per nuove forme di espressione e partecipazione.

Tutto questo, però, ha bisogno di essere raccontato bene. Con un linguaggio fresco, diretto, coinvolgente. Un tone of voice in grado di parlare davvero alle nuove generazioni. Tra le realtà che già si occupano di questo troviamo senza dubbio FUL, rivista locale e indipendente con l’obiettivo di raccontare la Firenze contemporanea attraverso una lente giovane, creativa e urbana. Attualmente è un punto di riferimento non solo per chi desidera esplorare la Firenze più autentica e meno convenzionale ma anche per chi cerca spunti e approfondimenti su temi attuali e stimolanti che contribuiscono a creare un dialogo tra la tradizione e l’innovazione culturale della città.

Un’altra importante realtà è quella di Lungarno, un free press distribuito in negozi e locali, capace di raccontare la scena culturale fiorentina con uno sguardo giovane, curioso, attento alle sfumature. E online? Al momento manca una piattaforma davvero aggiornata, agile e accessibile, che sappia orientare chi cerca eventi, appuntamenti e contenuti culturali a Firenze. I portali esistenti sono spesso troppo istituzionali, poco intuitivi, lontani da quella vivacità che la città in realtà è in grado di offrire.

Ripensare Firenze come un laboratorio di idee significa superare la visione della città come semplice vetrina del passato e immaginarla come spazio vivo, aperto all’innovazione, alla sperimentazione e alla partecipazione attiva. Una città dove residenti, studenti e visitatori possano sentirsi parte di un ecosistema culturale in movimento, in cui il patrimonio storico dialoga con le energie del presente. Festival, luoghi di aggregazione, spazi ibridi tra cultura e socialità diventano strumenti per costruire una comunità più consapevole, creativa e inclusiva. Solo così Firenze potrà davvero essere un modello di città contemporanea, che non solo si guarda, ma si vive, si ascolta e si immagina insieme.

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