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Da Pisa all’antico Egitto. Elena Torre maestra del thriller archeologico toscano

Partiamo dalla fine. Il nuovo thriller archeologico di Elena Torre, “Il mistero delle antiche rotte” (Cairo Editore) non è adatto ai lettori deboli di cuore… e non solo per l’avvincente trama che tiene in bilico tra un passato colmo di misteri e un futuro che intende varcare i limiti dell’umano. Il colpo basso, per un’appassionata di Happy End come me, è il finale sospeso che lascia intendere – sperare forse – ma non dice con esattezza. Dopo 328 pagine lette in un crescendo di tensione, avrei voluto tirare un sospiro di sollievo e invece mi ritrovo ancora ora, a distanza di giorni, ad essere preoccupata per i personaggi del libro. Stanno tutti bene? L’amore ha trionfato? Il male è stato sconfitto? Non posso credere che Elena Torre non stia pensando al seguito del romanzo…

Ad ogni modo, tornando a monte, “Il mistero della antiche rotte” inizia in modo soft con la presentazione di un gruppo di amici in procinto di salpare da Pisa per una crociera nel Mediterraneo: John Cartridge, archeologo di fama mondiale, il chirurgo Hans Müller, il giovane archeologo Alessandro Bertolucci, l'avvocato Rebecca De Roberto e l'antropologa Michelle Valmont, esperta di simbologia arcana. Ognuno di loro viene tratteggiato con cura per metterne in evidenza personalità, pregi e difetti.

Quasi subito il registro cambia: durante i lavori in uno scalo ferroviario, dove un tempo sorgeva l'antico porto della città, nella stiva di un relitto romano viene alla luce una nave di origine egizia dedicata a Iside. Una nave all'interno di un'altra nave. Una scoperta archeologica che può cambiare la storia. Quella che doveva essere una spensierata vacanza si trasforma così in una caccia al tesoro con giocatori sparsi in giro per il mondo. Il gruppo di studiosi si ritrova ad indagare su macabri oggetti di culto, rituali esoterici, iniziazioni, amuleti e amori proibiti in una corsa contro il tempo al limite dell’impossibile.

Archeologia, antropologia, giurisprudenza internazionale, conoscenze linguistiche, nautica, medicina e magia si fondono in un intreccio complesso attraverso il quale si apprende anche di manipolazioni genetiche, perversi rapporti familiari e di una setta segreta capitanata da un folle senza scrupoli. Il tutto raccontato in modo via via sempre più concitato fino a raggiungere il climax nelle ultime fasi della narrazione, quando suspense e adrenalina sono al massimo e ai protagonisti spetta lo sprint finale.

E se non c’è l’happy end pazienza. Se il libro continua a destare curiosità e attenzione anche una volta finito, l’autrice è sicuramente riuscita nel suo intento di conquistare il lettore, pure in un terreno impervio e non alla portata di tutti come l’archeologia.
 

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