Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai scrive Oriana Fallaci, avendo in mente una donna che non rinuncia a nulla, che lotta per se stessa e per gli altri. Una donna che non inganna il tempo, lo vive, lo riempie e lo conquista. Anche oltre i pregiudizi e gli ostacoli.
Ecco, Oriana Fallaci avrà senz’altro avuto in mente una donna equilibrista, una donna capace di incastri coraggiosi e possibili. Una donna contemporanea che, nella trasposizione letteraria, potrebbe addirittura aver avuto il volto di Matilde Magnifico, protagonista di “Equilibriste” (Altre Voci Edizioni) di Silvia Volpi, giornalista, scrittrice, “equilibrista”, ricercatrice in tema di maternità e lavoro.
Un romanzo originale, dinamico e strumento proattivo di riflessione e di progettazione. Mi spiego. Un romanzo come “Equilibriste” non si legge fine a se stesso ma, nel vasto e ormai articolato dibattito sul ruolo della donna nella società e sulle modalità in cui una donna si afferma e si conferma protagonista in più ambiti, diventa un vero e proprio “luogo metaforico” di dialogo.
L’originalità di “Equilibriste” risiede in più elementi della struttura narratologica del testo, tuttavia la coesistenza di un piano narrativo a due voci è operazione geniale.
Da una parte Matilde Magnifico e dall’altra la voce di MIA (acronimo di Mum Intelligence Agency) che si colloca in uno spazio di realtà aumentata che il lettore percepisce come autorevole, non casuale. Mia ha un appeal che piace, è ironica e non banale. È la chiave di volta di Matilde, colei che le suggerisce la regola d’oro per non andare in tilt nelle giornate caotiche da equilibrista. Curiosi? Beh, la regola d’oro è stare sempre nella linea rossa ma che cosa sia la linea rossa lo scoprirete leggendo il romanzo.
La lettura di equilibriste è entusiasmante perché nella rocambolesca quotidianità di Matilde Magnifiico, nella quale molte di noi si riconosceranno, non c’è pesantezza, anche quando la si potrebbe percepire, ma c’è ragionevole ironia per affrontarla; ecco perché, in fondo, questo romanzo è anche un “pozzo della sostenibilità”, una guida operativa su come destreggiarsi fra imprevisti, tempo, relazioni.
Nei dialoghi intimisti tra Matilde e Mia ci sono due riflessioni importanti e universali: una è quella sull’equilibrio, che non è una costante, ma una propria dimensione al di là dei giudizi, assolutamente non eterni. L’altra è sul tempo che è nostro e dipende da ciò che gli facciamo fare, altrimenti non esiste.
Ergo, per leggere “Equilibriste” e per vivere secondo questo mood ascoltiamo Mia, cominciamo a sorridere e a predisporci con uno sguardo comodo, che non è così diffuso, ahinoi, eppure potrebbe essere, in molti casi, risolutivo.