La pioggia cadeva incessante da giorni, funi liquide sembravano ancorare le pesanti nubi color del ferro sopra il riparo di fortuna. Una cascata rumoreggiava sulle pelli della copertura mentre l’eco dei tuoni riempiva l’aria umida. Immobile di fronte all’immenso bacino, il volto illuminato dai fulmini, osservava le onde grigie incresparsi minacciose. Non poteva salire oltre. Fradicio e tremante, la barba infangata, si pentì della bieca derisione rivolta al pazzo decrepito che per decenni aveva costruito quell’immensa imbarcazione di trecento cubiti. Volse lo sguardo al cielo e gridò mentre gelide acqua sommergevano i piedi nudi. Prima d’annegare rammentò il nome del vecchio, Noah.