“Incubo” (Betti Editore) è il poliziesco di Massimo Marcucci, terzo libro di una trilogia dedicata alla figura dell’ispettore in pensione, Igor De Carli; “Macabri Versi” (Gruppo Albatros, il Filo) e “Si bemorte” (Extempora).
Che “Incubo” sia un poliziesco accattivante è determinato da una serie di fattori sia di forma che di contenuto. Partiamo subito dalla copertina, che non è un elemento accessorio, anzi, quando lo è, e dunque non è “parlante”, sminuisce fortemente il testo. Distoglie e confonde il lettore, addirittura. Essa, disegnata dalla giovane studentessa Vittoria Pancioni, interpreta perfettamente il titolo del libro “Incubo”. Lo interpreta nell’immagine, nei colori e nei dettagli del viso e dell’abbigliamento.
Al lettore, ovviamente, la curiosità di indagare, anche il modello artistico di riferimento. Perché, come un puzzle, Incubo prende forma, pagina dopo pagina. E arriviamo al titolo, denso del significato letterale e figurale del romanzo.
Incubo non è solo “qualcuno” ma è “qualcosa” ossia una pulsione, un istinto, un dolore lacerante, la ricerca di una spiegazione o di una giustizia che si annida nelle segrete stanze dell’inconscio e si materializza in un’azione inconsulta. È ciò che riguarda le figure mitologiche del sonno: mi consentano i lettori di non andare oltre, ma di suggerirne – invece – l’approfondimento.
Proprio perché qui la narrazione di Marcucci si fa interessante. Ergo, se è vero che un poliziesco si fonda su tre elementi strutturali – perfettamente presenti nell’opera – enigma criminoso, sviluppo delle conseguenze e risoluzione del caso, e’ altrettanto vero che non può prescindere dall’analisi psicologica dei suoi personaggi.
Così Marcucci li presenta con cura ed attenzione di non subordinarli mai agli eventi, ma di garantire loro azione e pensiero costanti; da Igor De Carli a Vladimir Kazanis, da Alfonso Laudato a Sonia Morandi, tutte figure ben delineate. In modo organico, lo scrittore sostiene la memoria del lettore con un elenco dei personaggi principali, proprio all’inizio del romanzo.
Allo stesso modo, lo guida nella sua geografia con sequenze descrittive dettagliate e precise sia della città di Siena, luogo di ambientazione, sia degli interni in cui si svolgono alcune scene, o anche luoghi fuori città. Il topos letterario del poliziesco si incardina nella figura del serial killer e nella recente attualità pandemica; tale da suggerire una serie di riflessioni sul tema e sulle sue conseguenze.
“Incubo” in qualche modo racconta uno spaccato del nostro recente passato in cui la finzione si è perfettamente amalgamata alla realtà, offrendone – a volte – una versione inquietante e surreale.