Nell’incontro fra Andrea Brandani, detto “Lo Sparviero”, fantino realmente esistito e legato alla storia del Palio di Siena e la fragile e fascinosa Maria Maddalena si insinuano le pieghe profonde, travolgenti e dolorose della passione, in una sua descrizione fenomenologica che lascia spazio ad “ogni io”, felice o lacerato che sia. In questo senso il lettore si trova irrimediabilmente travolto dall’incipit epico del romanzo in cui i due si incontrano: Sembrava uscito dall’incantesimo quel cavaliere sul suo cavallo che si apprestava a scendere lentamente dal pendio […] Lei si spaventò al punto d’inciampare all’indietro per paura che il cavallo la travolgesse… (cfr. pag. 15).
Lui, lo Sparviero, il fantino che corre l’ultimo Palio, non solo metafora di un grande “pathos”, legato alla città di Siena ed alla unicità del Palio (Quella del Palio è una storia di uomini e cavalli, una storia che possono raccontare solo i fantini che stanno aggrappati ad una emozione forte […], cfr. pag. 19) ma anche all’esperienza sentimentale e passionale che lo travolge. Lei, Maria Maddalena, il cui nome non ha alcuna volontà di rievocazione, se non quella di una allitterazione della M che, attraverso l’effetto sonoro e melodioso, rafforza l’importanza del personaggio. Non è, ritengo, solo un artificio retorico ma un elemento narratologico importante. E se da una parte esso contribuisce a definire una identità di dolcezza e mistero del personaggio, dall’altra, addirittura, crea una sorta di cornice all’esperienza della lettura stessa, che diviene coinvolgente ed accattivante.
Maria Maddalena è figura di donna che “domina” il silenzio di Andrea, pur sembrando a tratti remissiva. Ed è proprio nella narrazione di questo silenzio “opaco” e del non-compiuto, almeno fino ad un certo punto del romanzo, che si incardina l’abilità scrittoria della Brandi Castellani in un periodare suadente, equilibrato e mai appesantito dalle parole o dagli aggettivi sovrabbondanti. Un effetto di garbo della sintassi che denota sensibilità ma anche contezza delle parole, e sicurezza nella scelta. Entrambi i personaggi sono “vestiti di poesia” in uno spazio senza tempo. Cosi questo dettaglio avvicina il romanzo alla tradizione epico-cavalleresca del ciclo carolingio o del ciclo bretone in cui la figura del cavaliere è legata al valore morale e di fedeltà ma anche alla passione amorosa, sempre tormentata e impossibile.
E d’altra parte la stessa Maria Maddalena dirà allo Sparviero di aver trasformato la loro storia in “un presente impossibile”. Se il tempo del racconto può non risultare sempre definibile, e ciò concorre a creare la giusta suspense nel rapporto fra i due ed anche nello scorrere degli eventi che li legano al Palio di Siena, i luoghi sono invece una costante dettagliata e precisa: la storia si snoda fra gli spazi chiusi dell’intimità tormentata e carnale di Andrea e Maria Maddalena (sono anche spazi domestici) ed i territori di Siena e Monteriggioni, collinari, suggestivi e pittorici e quelli di Lecce e Gallipoli, nella solare e avvolgente Puglia, terra di taranta.
La descrizione è così dettagliata e attenta che il lettore percepisce come vicini e quasi familiari tutti gli spazi ed i luoghi. Essi diventano cornice paesaggistica ed emotiva al contempo in una continua corsa fra la ricerca e la fuga, fra la pace e la guerra interiore. Quella di Andrea e Maria Maddalena è una storia intensa, drammatica; una storia di terra e di passione, di tormento e di euforia. È la ricerca di una risposta esistenziale perché, quando l’amore è terribile, estremo, l’unica cosa che possiamo misurare è la vastità del suo silenzio.
Ci sono amori non raccontati, amori che attendono qualcuno che, con delicatezza e forza, li racconti. Ma l’amore non è solo amore per un uomo o per una donna, lo è anche per un’ideale, per un sogno, per un progetto, per una tradizione … Ecco, ne “L’ultimo Palio” c’è questa mistica sentimentale.