C’è una rivoluzione silenziosa che sta cambiando il modo in cui viviamo le nostre città. Non si fa con le grandi opere né con render patinati e privi di vitalità, ma con pennelli, vernici colorate, tanto ascolto e il desiderio di stare insieme. Si chiama urbanistica tattica ed è una forma di progettazione urbana temporanea, partecipata e accessibile a tutti; una modalità innovativa e inclusiva di ripensare gli spazi urbani a partire da ciò che davvero li rende vivi: le persone; un approccio che, partendo da piccoli interventi, può innescare cambiamenti – positivi per la comunità e l’ambiente – degni di nota.
Questo tipo di operazione non ha la pretesa di imporsi con prepotenza e di essere definitiva, ma serve principalmente da innesco: un’occasione per sperimentare soluzioni, testarle sul campo e correggere la rotta in base ai bisogni reali di chi quegli spazi li vive ogni giorno.
Parcheggi dismessi che diventano piazze, strade scolastiche che si aprono al gioco, marciapiedi che si colorano e parlano: un approccio che punta tutto sull’immediatezza, sull’inclusività e sulla capacità di attivare nuove forme di socialità urbana. È un processo, più che un prodotto. E come ogni processo, si nutre della partecipazione attiva di tutti i cittadini ed i professionisti. Così l’urbanistica tattica si pone come una delle pratiche più avanzate, e preferite, delle Città Smart.
Una città “intelligente” non è solo un luogo tecnologico, ma uno spazio capace di leggere e tradurre le necessità delle persone, raccogliere dati “dal basso”, valorizzare le reti sociali e favorire la co-progettazione. E questa rivoluzione silenziosa che si chiama urbanistica tattica si sta diffondendo in tutto il mondo. Anche in Toscana…
Per l’appunto, proprio a Firenze, la rigenerazione si è concretizzata in Piazza Valdelsa, nel quartiere di Novoli, grazie al progetto “Parole in Piazza”, un intervento di rigenerazione urbana tattica sostenuto da Bloomberg Philantrophies all’interno del programma di Asphalt Art e con il patrocinio del Comune di Firenze. L’intervento si è tenuto nel 2023 ma i suoi effetti sono visibili ancora oggi e inoltre da esso si sono susseguiti e diffusi vari altri interventi di rigenerazione urbana tattica in varie zone della città. L’organizzazione, tramite questa iniziativa, desiderava infatti diffondere l’idea che l’arte ha il potere di trasformare le città e rendere le sue aree pubbliche più sicure, vibranti e smart!
Insomma, una piazza anonima, spesso ignorata, è diventata un palcoscenico di creatività e socialità. Il risultato? Un progetto che dimostra, in modo chiaro, come si possa fare urbanistica a partire dalle relazioni umane e, soprattutto, uno spazio finalmente sentito dai più come proprio, costruito a più mani grazie alla collaborazione di artisti, designer e cittadini. In questo senso, l’urbanistica tattica si fonda su azioni leggere e temporanee e su interventi economici e reversibili, pensati per migliorare la vivibilità, la fruizione degli spazi pubblici e per incoraggiare la partecipazione attiva di tutti i cittadini, stimolando un senso di comunità che molto spesso si perde tra i vicoli ed i boulevard delle metropoli.
Nel caso di Piazza Valdelsa, tutto è partito da un’idea semplice ma potente: riconnettere la comunità circostante al proprio spazio. Dopo una fase di ascolto attivo — con interviste, incontri ed una raccolta sistematica di testimonianze — si è passati alla co-progettazione: il collettivo Sale Grosso e l’artista visiva Luchadora hanno lavorato fianco a fianco, instancabili, con gli abitanti di Novoli per tradurre in segni e colori le storie, i ricordi e le speranze legate alla piazza.
L’opera è suddivisa in aree corrispondenti, idealmente, agli usi che ne fanno gli abitanti: ogni illustrazione racconta un aspetto di queste funzioni, ogni parola ne amplifica il significato. Questa non è un’arte calata dall’alto, ma un gesto corale. Il murale orizzontale, che oggi colora l’intera piazza, racconta una narrazione urbana collettiva dove l’opera non è solo decorativa, ma è funzionale, migliora la fruibilità dello spazio, indica percorsi e punti di incontro, ma, soprattutto, genera appartenenza rendendo leggibile ed abitabile lo spazio: aree di sosta, percorsi di attraversamento, spazi dedicati al gioco.
Tutto è stato disegnato, colorato, realizzato insieme agli abitanti, coinvolti attivamente nella pittura e nell’allestimento. Bambini, genitori, passanti, anziani: tutti hanno preso in mano un pennello, della pittura, e si sono dati da fare. Anche le parole – quelle che danno il titolo al progetto – sono parte integrante della composizione: frasi e riflessioni che raccontano il passato e il presente della piazza, un mix divertente di onomatopee e termini gergali che plasmano un linguaggio legato direttamente alla dimensione del gioco, delle chiacchiere, del passatempo e del ritrovarsi. In questo modo, lo spazio è diventato narrazione e la narrazione ha donato nuova identità a questo brano di città riconquistandolo.
Per chi desiderasse esplorare il tema con maggiore profondità ed occhio critico può trovare nel libro “Tactical Urbanism: Short-term Action for Long-term Change” di Mike Lydon e Anthony Garcia una guida pratica e ispirazionale per trasformare la città con interventi rapidi, economici e partecipati. Attraverso esempi concreti, mostra come piccoli cambiamenti temporanei possano attivare grandi trasformazioni urbane dal basso.
Leggere è anche un modo per abitare meglio il mondo. E la cultura, come l’urbanistica tattica, è uno strumento concreto e sensibile di cambiamento.