Il bisogno di crescere, modificarsi e adattarsi a nuove esigenze è sempre stato parte integrante delle città: spazi e luoghi dinamici che si sono evoluti nel tempo per adeguarsi ai cambiamenti sociali, economici e culturali delle persone che le abitano.
Ora, così come in passato, gli ambienti urbani continuano a rispondere alla necessità di evolversi, con la differenza che ai consueti mutamenti sociali si affiancano nuove esigenze sempre più urgenti e concrete, come quelle che riguardano ambiente e sostenibilità. Si parla di emigrare verso città smart a misura d’uomo, in cui il progresso, l’innovazione e la consapevolezza sono tra i valori chiave necessari per dirigere gli spazi urbani verso scenari più green e maturi.
Questo processo di evoluzione prende il nome di rigenerazione urbana, fenomeno complesso e molto discusso che riguarda l’insieme di tutte le operazioni e azioni che permettono il recupero e il riutilizzo attivo di determinate aree dismesse e/o desuete. Un vero e proprio punto di incontro tra diverse forme di valorizzazione urbana che vanno dalle operazioni di riappropriazione da parte delle comunità di luoghi abbandonati alla limitazione del consumo territoriale e di suolo edificabile, a favore di un’urbanistica sostenibile.
Tuttavia, il rischio che la rigenerazione possa cadere in un processo più focalizzato al profitto che al benessere collettivo è sempre molto alto. Privatizzazione degli spazi, marginalizzazione di una parte delle comunità e abbandono di determinate iniziative sono solo alcune delle conseguenze negative a cui un processo di rigenerazione non consapevole può portare.
Per dei progetti concreti ed efficaci, che non siano dunque solo delle operazioni estetiche ben riuscite, è necessario che la rigenerazione urbana cominci dall’interno e si concretizzi partendo dalle nuove generazioni. Firenze lo sa bene e da tempo rende protagoniste del processo della sua trasformazione le giovani risorse, per creare una comunità inclusiva, flessibile e proiettata verso l’innovazione e lo sviluppo.
Nana Bianca, l’ex Granaio dell’Abbondanza situato nel quartiere di San Frediano a Firenze, è un evidente esempio di rigenerazione fiorentina proiettata su innovazione e imprenditorialità verso il futuro: incubatore di startup, polo attrattivo attorno a cui gravitano giovani talenti, idee e aspirazioni.
Il progetto ha preso forma nel 2012 dall’iniziativa di Paolo Barberis, Alessandro Sordi e Jacopo Marello, esperti della rete dal ‘94, con l’obiettivo di accompagnare la crescita e lo sviluppo di startup. Nel 2020, Nana bianca è diventato un vero e proprio ecosistema di crescita con uno spazio dedicato al co-working e a una fitta programmazione di eventi e corsi formativi per i giovani innovatori della città e non solo.
L’universo di Nana bianca è infatti molto vasto e si estende ben oltre i limiti del capoluogo toscano: due sono gli eventi nazionali di successo che l’iniziativa porta avanti con oltre 20.000 iscritti e tre i continenti in cui supporta startup e progetti.
Nana bianca offre quindi tantissimi scenari e iniziative interessanti, come lo sportello settimanale della raccolta eventi “Legal, Founding & DPO Point”, pensati per fornire consulenza relativa a temi legali e trattamento di dati personali, oppure “Desk & Breakfast”, tour esclusivo offerto ogni primo giovedì del mese per visitare gli spazi di lavoro dinamici di Nana Bianca. Un’occasione per fare rete e conoscere la community creativa fiorentina, con il vantaggio di avere anche una buona colazione offerta.
Firenze rinasce dagli spazi cui da nuova vita: in questa nuova veste smart, la città si proietta verso un domani di spazi reinventati, connessioni e opportunità, grazie a realtà e universi come quello di Nana Bianca, pensati per il benessere collettivo e del singolo.


