Una poesia complessa, quella di Biancamaria Stefania Fedi, dal lessico ricercato ma non declamante, dalle immagini preziose, dalle fratture intellettuali e dalle moltissime citazioni. Una poesia pur sempre riconoscibile, individuabile come necessità. Non immediate ma non per questo ermetica – ed è forse questa la miglior cifra dell’autrice -, e a tratti illuminante, chiarificatrice all’interno della metafora poetica. Una personalità prolifica ma non prolissa, quella della Fedi, poliedrica in un testo che è come un diamante. Tanto più prezioso quante più facce ha da rivolgere al lettore. E su ogni faccia una proiezione intellettuale che è come un rifugio, un tornare in luoghi conosciuti e cari. Un tornare, di fatto, nostalgicamente a casa. Una poesia che obbliga il lettore a più di un confronto, più di una revisione. Perché la lettura di questi versi è fondamentalmente revisione del passaggio tra io e io che si instaura nel dettato poetico. Non v’è necessità espressiva rivolta all’altro ma introspezione, pensiero, che sovente guardano indietro nella ricerca della rosa simbolica, della meraviglia, nell’opposizione tra ragione e uomo.
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Una poesia complessa, quella di Biancamaria Stefania Fedi, dal lessico ricercato ma non declamante, dalle immagini preziose, dalle fratture intellettuali e dalle moltissime citazioni. Una poesia pur sempre riconoscibile, individuabile come necessità. Non immediate ma non per questo ermetica – ed è forse questa la miglior cifra dell’autrice -, e a tratti illuminante, chiarificatrice all’interno della metafora poetica. Una personalità prolifica ma non prolissa, quella della Fedi, poliedrica in un testo che è come un diamante. Tanto più prezioso quante più facce ha da rivolgere al lettore. E su ogni faccia una proiezione intellettuale che è come un rifugio, un tornare in luoghi conosciuti e cari. Un tornare, di fatto, nostalgicamente a casa. Una poesia che obbliga il lettore a più di un confronto, più di una revisione. Perché la lettura di questi versi è fondamentalmente revisione del passaggio tra io e io che si instaura nel dettato poetico. Non v’è necessità espressiva rivolta all’altro ma introspezione, pensiero, che sovente guardano indietro nella ricerca della rosa simbolica, della meraviglia, nell’opposizione tra ragione e uomo.
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