È il catalogo della mostra allestita presso il Museo d’Arte Contemporanea e del Novecento di Monsummano Terme (Pistoia) dall’11 al 26 ottobre 2008. Il percorso critico è affidato a Giacomo Bazzani, curatore della quarta edizione del progetto Networking, che inquadra l’opera di Leone Contini in un panorama di artisti di fama internazionale che criticano e demoliscono gli esiti di una stratificazione sociale nata all’interno degli attuali processi economici. Il mondo codificato dell’economia e del mercato si presenta come mondo a sé, come un assoluto che inevitabilmente si contrappone all’uomo e che permane anche e soprattutto perché respinge l’uomo fuori dal mondo, creando schiere sempre più numerose di emarginati, concentrando benessere e ricchezza in una minoranza che vive e agisce in modo sempre più non umano. Questo mondo a sé, ritenuto inevitabile e non modificabile, come fosse frutto della natura e non della tecnica, viene sempre più smascherato dagli artisti contemporanei, soprattutto nel campo della video art. L’arte contemporanea, con il suo carattere metamorfico, instabile, precario e, a volte, effimero si pone sempre più il compito di produrre una visione altra, che scandagli le cose e il mondo nella loro labilità, nel loro aspetto transeunte, facendo emergere la complessità della realtà, il capovolgimento degli eventi, l’unità profonda tra uomo e natura ricondotta al processo di continua trasformazione.
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È il catalogo della mostra allestita presso il Museo d’Arte Contemporanea e del Novecento di Monsummano Terme (Pistoia) dall’11 al 26 ottobre 2008. Il percorso critico è affidato a Giacomo Bazzani, curatore della quarta edizione del progetto Networking, che inquadra l’opera di Leone Contini in un panorama di artisti di fama internazionale che criticano e demoliscono gli esiti di una stratificazione sociale nata all’interno degli attuali processi economici. Il mondo codificato dell’economia e del mercato si presenta come mondo a sé, come un assoluto che inevitabilmente si contrappone all’uomo e che permane anche e soprattutto perché respinge l’uomo fuori dal mondo, creando schiere sempre più numerose di emarginati, concentrando benessere e ricchezza in una minoranza che vive e agisce in modo sempre più non umano. Questo mondo a sé, ritenuto inevitabile e non modificabile, come fosse frutto della natura e non della tecnica, viene sempre più smascherato dagli artisti contemporanei, soprattutto nel campo della video art. L’arte contemporanea, con il suo carattere metamorfico, instabile, precario e, a volte, effimero si pone sempre più il compito di produrre una visione altra, che scandagli le cose e il mondo nella loro labilità, nel loro aspetto transeunte, facendo emergere la complessità della realtà, il capovolgimento degli eventi, l’unità profonda tra uomo e natura ricondotta al processo di continua trasformazione.
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